[Pesaro] 5 ott. del '98 =

Carissimo Commendatore,

mi riposo da tre giorni e mi pare di sognare.–

Il povero Cav. Costanzi si è spento, e la notizia della sua morte mi ha recato un vero dolore.- Uno dei suoi più grandi desiderî, in questi giorni, era di sentire l'Iris, per l'esecuzione della quale aveva fatto dei sacrifizî, preso un pò per il collo dalla nostra impresa, di cui non si potrà dire mai abbastanza male, fino a quando ci  figurerà quell'essere esoso di Bolcioni.-

Povero Costanzi! – Dall'ultimo telegramma inviatomi traspariva tutta l'intima compiacenza per le prossime rappresentazioni di Iris.– E ora, a Roma, non vedremo più la sua faccia simpatica e onesta; mentre c'incontreremo ad ogni passo in quella faccia da strozzino e di gesuita del Bolcioni.–

Quale dolore per me!– E quale cattivo presentimento!– Povera Iris! – Tremo per lei.–

Dunque sabato sarò a Milano con Cassuto.-

Avrei desiderio di avere la parte del I°Violino e quella del I°Conrabbasso.–

Quella dell'arpa spero di trovarla pronta, mancando soltanto il Sole ed il 3°atto.- Anzi nella parte dell'arpa debbo fare una piccola modificazione per renderla meno difficile.- Non si spaventi!– Si tratta di una sola battuta nel sole.– Anzi, ne avevo già parlato a Tito quando eravamo a Torino, ma poi mi passò dalla mente.-

Rimedierò alla mia venuta a Milano.-

Di nuovo non ho nulla da dire.–

I miei stanno tutti bene e si preparano al gran viaggio di Roma.–

Mia moglie Le invia tanti ossequî e saluti.–

Accetti in pari tempo anche i migliori saluti del sempre Devoto e affezionato

= P.Mascagni =