Date: 29/12/1867



Place: Verona

ID: LLET012884




Caro Tornaghi

Verona Li 29|12 67.

 

Jeri mattina un mio amico, primario ingegnere della Strada Ferrata, mi mandò un biglietto avvertendomi che la strada del Brennero è ora praticabile, ed io non ho mancato di telegrafare subito all’amico Tito. Però, jeri sera parlai al teatro col detto amico, e dissemi che quella mattina era caduta una tale massa di neve dalle parti di Kufstein, che si temeva ancora una nuova sospensione delle corse. Difatti qui fa un freddo diabolico, e non so come Tito pensi di mettersi in viaggio con questo tempo; ch’egli ci pensi bene. Nelle vicinanze di Vienna degli interi convogli sono rimasti sepolti nella neve, così lessi jer sera nei nostri giornali. Ora veniamo ad altro.

Sarai rimasto sorpreso che il Gardini non ti abbia ancora rimandata la scrittura per la Guerra in quattro, e da lui sottoscritta. Fui io stesso che gli diedi il veto, non permettendo che al Teatro Nuovo venga data la mia opera. Ciò ti farà sorpresa, ma pur troppo mi veggo costretto di fare violenza ai miei desideri, trattandosi di una questione d’onore. Eccone il motivo. Nell’ultima lettera che ti scrissi ti accennai che il nostro spettacolo andò bene; ma te lo dissi tanto laconicamente, che tu non ci avrai creduto tanto. Il fatto sta che la mia Isabella, la prima recita, è stata accolta con tale freddezza che giammai mi sarei immaginato; furono applauditi in principio alcuni brani insignificanti, ed i pezzi migliori passarono sotto silenzio. L’esecuzione fu più che discreta, e quando si pensi che la dotazione è di 20,000 lire, ti accerto che il Gardini non poteva dare di più. È inutile che io ti scriva tutti i pettegolezzi, la qualità delle critiche, e tutte le suscettibilità di una città di provincia; ti basti sapere che dopo l’esito di Torino nel 1859 quest’opera era destinata per l’apertura del Teatro, che non ebbe effetto per motivo della Guerra. Quest’anno la Società volle l’Isabella, e siccome era tanto desiderata, io riteneva che almeno alla prima recita il pubblico dovesse accogliere un suo concittadino con un po’ di urbanità. Tu sai come io la penso in arte, e sono il primo a dichiararti che l’Isabella non mi è molto simpatica; è un genere già passato, e l’esplosione delle voci sono troppo frequenti. Ma la questione non è questa; si trattava soltanto di far buon viso ad un concittadino che tanto si stima e si ama; in somma era un tratto di galanteria che si doveva usare verso di me accogliendo favorevolmente almeno la prima sera questa mia vecchia opera. Scusa di questa mia Geremiade, ma ti assicuro che ne ho molto sofferto; forse il pubblico conobbe il torto, e jeri sera, seconda recita, vi furono applausi a josa. Ma ciò non monta; il mio amor proprio d’artista è stato offeso, ed io non permetterò mai più che in Verona si rappresenti una mia opera. Od almeno, se un qualche impressario [sic] vorrà dare un mio lavoro è ben certo ch’io non ne farò le prove, ne assisterò al Teatro. Ma io non voglio espormi ad una seconda mortificazione, come ora, 

e specialmente nel mio paese. Me ne duole per Tito, per Gardini, per la Presidenza (che sono miei amici), e per l’amico Fioravanti che fu scritturato espressamente per cantare in questa opera. Io l’ho già dichiarato questa mattina in seduta Presidenziale, dove c’era anche Gardini, che se si volesse a qualunque costo dare la Guerra in quattro, mi si costringerebbe di allontanarmi dalla città per tutto quel tempo che durerà lo spettacolo. Su questo punto sarò irremovibile. Io transigo su molte cose, ma in punto d’onore, no!!

Io farò di tutto perché Fioravanti mi rappresenti questa opera in altra piazza, e là vi andrò a mie spese per metterla in iscena; di ciò puoi star sicuro. Credo che tanto Tito, come tu, non mi darete torto, e che saprete investirvi della posizione in cui mi trovo.

Finisco questa lunga chiacchierata coll’augurare alla famiglia Ricordi, ed alla tua felicissimo il novello anno, con tanti cordiali saluti ad ambo le Famiglie, ed accetta un’affettuoso [sic] abbraccio dal tuo aff.mo amico

C. Pedrotti

 

Caro Tito

Aveva già suggellata la presente quando mi arrivò la tua del 28. Sta bene di quanto mi scrivi. Tu avrai da me altre notizie, o per lettera, o per telegrafo il Mercoledì come desideri. Se occorrerà ti telegraferò anche il Giovedì mattina per tempo. Però pensa che fa un freddo diabolico, e che un Negoziante di Panni arrivato jer sera da Vienna, che vidi in negozio da’ miei cognati Albasini, mi disse che ha sofferto assai il passaggio del Brennero, perché il freddo che penetrava nei vagoni di prima classe era orribile. Guarda quello che fai, perché si tratta della tua salute. Ciao

Il tuo aff. Pedrotti

Transcription by Paola Meschini

Typology lettera
Sub-tipology letter
Writing manuscript
Language italian

Physical Attributes
No. Sheets 1
Size 210 X 134 mm

Letter name LLET012884