Montano 18. 8. 22
Carissimo Clausetti,
Ieri, ero passato – facendo una scappata rapidissima – da Casa Ricordi, per vedervi e dirvi a voce la pena tristissima che ò provato per la scomparsa della vostra zia. Comprendo, e sono vicino alla vostra tristezza, fraternamente. Cercate di trovare nei tanti cuori che vi sono intorno il conforto necessario e nel lavoro che amate non ostante i dispiaceri che talvolta vi procura, la distrazione umana che vi abbisogna. Ò pregato Costa e Morlacchi di dirvi in altre parole tutto questo, spiacentissimo d’essere stato costretto a partire, ma certo di potervi vedere fra pochi giorni, durante un’altra breve scappata.
Ò visto con Lattuada, che ò trovato a Milano, i bozzetti della Tempesta che a me sono piaciuti, come son piaciuti al maestro: studiateli ora voi, con l’occhio pratico che avete e se occorreranno modifiche, fatele ché saranno ben fatte: dalla pianta cercate di vedere se – nel prologo – lo scoglio è tanto lontano dalla ribalta, e avvicinatelo – se é così – quanto abbisogna perché tutto il prologo è affidato alla voce del baritono, e bisogna che la voce si senta.
Nel libretto – se ancora in tempo – siate così gentile di correggere, nel primo atto, il racconto di Miranda, così:
… semplice. Vivo
col padre mio ...
in un endecasillabo
semplice. Vivo con il padre mio …
Mi sembra migliore. Ma se al vostro orecchio non suonasse, lasciate com’é.
Tanti cari saluti; quando avrete un po’ di tempo, scrivetemi che mi farete tanto piacere e se avete notizie per farmi lavorare intorno a G..., datemele: come mi ripeto – salvo il permesso che potrà o non potrà venire – io non chiedo altro che la vostra autorizzazione per lavorare alla preparazione del materiale.
Vi abbraccio di cuore e vogliatemi bene. Vostro
Arturo Rossato