Pesaro 15 luglio 1925.

Carissimo don Carluccio - Ferone mi telegrafa per combinare alcune recite di Francesca a Napoli. Poiché non intendo di prestarmi ai comodi di Laganà, al quale il mio nome di direttore farebbe lieto gioco sul futuro cartellone del S. Carlo, ho risposto che per <per> Francesca sola non accetto impegni. La mia risposta mira – se è possibile – a far includere nel cartellone del S. Carlo i Cavalieri. Se la cosa andrà a vuoto poco male. In ogni modo io credo utile di informare voi, ditta, dei miei propositi che non mi sembrano poi tanto illegittimi.- Dato l’imbarazzo di Laganà nel trovare direttori può darsi che il mio rifiuto attuale abbia influenza sulla sua esagerata tirchieria e somaraggine.- Quale [recte: Qualora] l’impresario napoletano vi capitasse fra i piedi... (o chi per lui) appoggiate il mio giuoco nell’interesse reciproco.
Ragazzini, che è a Milano in questi giorni, vi avrà informato che per Rimini ogni cosa è a posto. Purtroppo il Forzano è rimasto fuori cartellone per la cocciutaggine di Rossato; ciò mi preoccupa molto non avendo io soverchia fiducia del [recte: nel] mio librettista come direttore di scena. Non diteglielo, per carità, altrimenti chissà quali fulmini mi scaglierebbe addosso. Data la ristrettezza dei giorni di prove io sarò occupatissimo e un vero aiuto mi sarebbe, quindi, necessario. Basta: ho una spina nel cuore ed è proprio quella di Rossato.
In questi giorni ho studiato parecchi tagli nel mio lavoro. Se fossi in tempo vorrei informarne Guido perché a sua volta informi Serafin. Sapete voi quando andrà l’opera a Buenos Aires?-
Niente altro di nuovo.
Oggi dev’essere arrivata a Pesaro la famiglia D’Atri ma non ho visto ancora nessuno.-
Vi terrò informato se per Rimini ci saranno novità.-
Con tanti saluti all’amico don Renzo vi abbraccia il vostro
aff^mo Riccardo