Pesaro 29 agosto 1916.

Carissimo don Carluccio, ce la siamo cavata bene: tolta la grande impressione del primo momento nessun danno abbiamo avuto. La nostra casetta è intatta e non è poco. Ma sarà finita? Speriamolo! Noi siamo calmissimi ma la popolazione di Pesaro è ancora sotto l'impressione del panico e dorme in baracche all'aperto. La città è molto danneggiata specie nei fabbricati grandi e vecchi. Speravo che in quest'occasione crollasse il teatro Rossini... macché! neanche per sogno: le cose brutte rimangono e se [ne] vanno le belle purtroppo. Sono stato un pò di tempo in campagna e ho anche lavorato nell'atto 3o della via della finestra che sarà finita fra non molto se il terremoto risparmierà il famoso padiglione!-
Salutatemi tanto il nostro caro Comm. Tito e dategli mie notizie.- La vostra famiglia bene? Pizzini, ora, viaggia da Bologna a Roma: spero anzi di vederlo fra qualche giorno quando passerà per Pesaro.- Vi stringo caramente la mano e vi ringrazio del vostro interessamento. E sono il sempre vostro
affmo Zandonai