Date: 11/8/1925



Place: Sanremo, Imperia

ID: LLET003775




SanRemo 11 agosto 1925
 
Caro Valcarenghi, il lavoro - nel quale sono ingolfato completamente - procede bene. Ho motivo di sperare che accontenterò voi, Puccini, Toscanini (???) e quel che più conta, il pubblico. Mi servirò del brano d’inizio “Principessa di morte” (visto che il Maestro ci teneva assai) insino a “sangue che fu sparso per te”. Un altro brano inserirò: quello sui versi “Mio fiore”. Però (scrivo a voi tutte queste cose perché - come vedrete in seguito, voi vogliate comunicarle ai due poeti: già che Simoni, alquanto permaloso di natura, mi sembra, almeno! - non si arrabbii s’io comunico soltanto con Adami, il quale si è messo come sapete a mia disposizione per tutti quei ritocchi ch’io riterrò necessari) - però, dico - tali versi vanno alquanto modificati (anche Toscanini è di questo parere) sia per la loro - come direi..- mellifluità, che pel fatto che son quasi un duplicato della seguente invocazione del tenore (infinitamente superiore, del resto, e che va tenuta quasi tal quale, eccetto qualche posposizione) e che suona: “Creatura fragile e stanca”. (io muterei gli aggettivi…vedremo!) e che prepara bene il brano di lei “Del primo pianto, sì, straniero”- brano veramente magnifico, che anche musicalmente - ho ragione di credere - “Verrà fuori”!... Quì è tutta “Turandot” vinta!.. E averlo reclamato, nell’ultimo mio soggiorno milanese - è stata proprio un’ottima idea. Senza tale brano il duetto non aveva nessun valore!.
Ma procediamo - ché lo scopo di questa lettera è appunto l’esposizione del mio pensiero su quello che segue. Dunque “Turandot” pure vinta “più che dall’alta prova, da questo fuoco terribile e soave ecc…” - scongiura lo straniero a partire “col suo mistero”. Non vi pare allora piuttosto strano che (un momento dopo), sia bastato per lei aver saputo il nome dello straniero per dirgli non solo: “resta” ma “resta con me” insomma?... Certo, la conclusione dovrà esser quella - ma il procedimento mi sembra difettoso. Aggiungetei che l’esaltazione che dovrebbe seguire alle parole “Sì! La tua vita è mia! La mia ti dono" qualunque sia la musica (il povero Puccini nei suoi schizzi ha lasciato scritto: “Quì Tristano!!”) sarà sempre un “piétiner sur place” e l’ “a due” “Luce, presagio dell’amor” non potrebbe segnare che la fine dell’opera – già che, che cosa importa all’ascoltatore di sapere cosa succederà dopo l’amplesso?... Qualunque cosa avviene “dopo” “C’est du réchauffé” E allora?. Ecco: io consiglio (ed è l’istinto, la logica, quel non so che… ed anche - strano! - l’idea di Simoni, un’antica idea che non realizzò) il procedimento seguente, che mi pare il solo, atto a tener desto l’interesse del pubblico fino all’ultimo momento: Dopo le parole di lui: “Io son Calaf, il figlio di Timur” ( bene in evidenza musicalmente!.), lei come folle griderà “So il tuo nome… so il tuo nome …”arbitra son del tuo destino .. Tengo nella mia mano la tua vita .. Tu me l’hai data: È mia …” Ognuna di queste esclamazioni (in un “agitato” musicale fremebondo) deve potere anche far sospettare che la vecchia crudele Turandot di quindici minuti fa, riappaia, malgrado il bacio - e che i suoi feroci istinti si manifestino ancora: ella potrà - anzi dovrà aggiungere altre parole, altre frasi (ch’io chiedo ai poeti pel vostro gentile tramite) di questo genere, p.e.: "È mia…più preziosa del mio trono … più forte del mio destino .. ecc..ecc…. (senza però mai dire “La mia (vita) ti dono”. Di modo che anche Calaf potrà credere che l’ultimo momento sia sul serio giunto per la sua esistenza … ma ora che avrà posseduta - anche in un solo bacio - “Turandot”- nulla gli importerà di morire - e, un po’ come quei druidi che si offrivano in olocausto alle sacerdotesse per amore - anch’egli esaltato potrà intercalare la sua voce con espressioni di “Prendila dunque .. Fammi morire .. fammi perire..ecc... A questo punto massimo, si udranno gli squilli interni - si aprirà il velario che copriva la reggia .. e nell’attesa di tutti (corte, imperatore, Calaf, e .. pubblico – nessuno di costoro sapendo che cosa uscirà dalla bocca di Turandot) attesa piena d’ansia e di interesse, “Turandot” dirà “O padre Augusto, Turandot è vinta .. il nome che ignoravo è “Amore” (magari altre parole, insomma tali da mantenere ansiosi tutti insino all’ultimo istante). Qui scoppio: frase “a due” con l’orchestra, mentre trombe cori ecc. . si intercaleranno … e “fine sonorosisima!.
Il “duetto”insomma, finisce con la fine dell’opera. Son sicuro che sarete del mio parere. E del resto il ritocco che chiedo - e che \è/ d’una incalcolabile efficacia - è, come “fatica” materiale pei poeti - abbastanza lieve.
Vi sarò perciò assai grato - caro Valcarenghi - se vorrete far pervenire (in un modo qualunque) queste mie osservazioni ai due poeti. Ma la preghiera è che tali ritocchi sieno fatti nel più breve spazio di tempo possibile. Io ho bisogno di “Vedere” il quadro completo molto prima di “attaccare” la musica. E - come sapete - tempo da perdere non ne abbiamo proprio .. se “Turandot” dovrà andare a novembre. E poi io sono - ora - allenato … e non vorrei arrestarmi.
La “ripresa” mi sarebbe più faticosa. Pensate che ai primi di settembre dovrò per forza presiedere le commissioni di Concorsi a Torino - e per quell’epoca vorrei aver voluto per lo meno abbozzare - “grosso modo” Tutto il duetto e il relativo finale. Grazie. E - ripeto - credo di poter sperare d’esser degno del compito affidatomi..
L’anima di Puccini - son certo - mi assisterà. Lui che in vita mi voleva bene!
Affettuosamente vostro
Franco Alfano
Transcription by Archivio Ricordi

Named works
Turandot

Typology lettera
Sub-tipology letter
Writing manuscript
Language italian

Physical Attributes
No. Sheets 3
Size 206 X 135 mm

Letter name LLET003775