Caro Signor Giulio:
Per rendere in qualche modo verosimile l'apparizione di Aida nel sotteraneo [sic], io le farei dire:
Presago il core della tua condanna,
In questa tomba che per te si apriva
Io penetrai furtiva ...
E quì, lontana da ogni umano sguardo,
Nelle tue braccia desidero morire.
Mi pare che così tutto sarebbe giustificato. Aida, dopo che i sacerdoti ebbero tolta la pietra del sotteraneo [sic], ha trovato un momento favorevole per penetrarvi furtivamente e precedere l'amante.
Che dirà Verdi? - Se i versi sono di troppo, si potrebbe anche dire
Presago il core della tua condanna,
Quì pel varco a te schiuso io ti precessi,
E quì lontana da ogni umano sguardo
Nelle tue braccia desidero morire.
A questo modo sarà tolto anche il verso
Quì da tre dì ti attendo …
e sarà bene – poiché se la determinazione del tempo non è bella e rende la situazione più inverosimile, poco mi piacerebbe anche il verso che si potrebbe sostituire:
Quì da più dì ti attendo.
Ma io spero che Verdi troverà buona l'una o l'altra delle due versioni che ho messe più sopra.
Quanto ai due versi
S'intrecci il mirto al lauro
Sul cuore dei vincitori
io li muterei francamente in:
Si intrecci il loto al lauro
Sul cuor dei vincitor ...
Ripudiare il loto perché a noi suona male, mi pare pregiudizio.
In ogni modo, i giornalisti, che amano il loto e vivono in quello, saranno paghi.
Badi di mutare il verso, non solamente nel primo coro del secondo atto, ma anche a pag. 29 e a pagina 30.
Ho dovuto lasciare Milano perché ho la moglie malata. Del resto, io le aveva scritto che non sarei rimasto che due o tre giorni per far visita a Verdi. Martedì tornerò, e se il diavolo non mi trastorna, rimarrò fino all'andata in scena dell'Aida.
Godo che la sottoscrizione pel ritratto sia andata bene – solamente mi duole di non aver potuto prendervi parte col mio obolo. Io non arrivo mai in tempo!
Saluti tanto il maestro e la di lui Signora – ed ella accolga una stretta di mano
Di lei
A Ghislanzoni