Egregio Amico!

Genova, 31. Ottobre 1867.

Prima di tutto ringrazio Lei e i miei buoni Ricordi pel tratto di squisita gentilezza usatami per telegrafarmi il gran successo del Don Carlo [sic]. Tale tratto mi sembrò la prova che da Lei e dai Ricordi era interpretata e sentita la grande ed ansiosa aspettazione ch’io provava per tale notizia; attesa certamente, ma pur tuttavia gratissima oltre ogni dire. Evviva dunque il nostro gran maestro! Evviva la casa Ricordi! Evvivano anche i Bolognesi che seppero apprezzare tutte le nobilissime bellezze di quello stupendo spartito!

Ho ricevuto pure a suo tempo la partitura francese (non mi rammento se gliel dissi), come pure il telegrafo concernente i miei rapporti con Mariani. Il qual Mariani mi lusingo di veder arrivare un po’ presto, perché assolutamente è ben difficile ch’io possa prolungare la mia dimora in Genova oltre il 9 o 10.

Il baritono ci fece perdere la testa a tutti. Dopo che sembrava anche migliorato nell’esecuzione, così che io ne era rimasto abbastanza tranquillato, jer sera (che doveva aver luogo la prova generale) dichiarò di non poter cantare quest’opera, e lasciava facoltà all’Impresa di provvedere. Si è quindi, bon gré mal gré, dovuto ricorrere al nostro Dominici di Monza, il quale arriverà qui probabilmente questa mattina stessa. Se ciò si verifica, si potrà fare la prova generale questa sera medesima, e andar in scena domani. In caso diverso, credo che non andremo prima di Domenica.

L’assieme della Dinorah non va male. Le mie speranze tuttavia non sono interamente color di rosa. Gattorno all’opposto si dimostra soddisfatto assai: ed io quindi voglio credere più alla sua esperienza che alla mia.

Se mi favorisce ulteriori notizie e particolari sulle successive recite del Don Carlo [sic], lo terrò per un segnalato favore.

Mi saluti i Ricordi, mi regali di suoi scritti, e voglia bene al

Suo Obb.^mo

A. Mazzucato