Sacco 19 sett. 1923

Carissimo don Carluccio - ricevo la vostra graditissima e rispondo subito.

Torino: sarei felicissimo di dirigere al Regio Giulietta tanto più dopo veder tramontata l'ultima speranza che Serafin sia colà scritturato come direttore. Occorre, però, fissare per l'andata in scena della mia opera una data che non mi guasti l'eventuale scrittura di Palermo. Il barone Fatta aveva stabilito, credo, di aprire la stagione del Massimo con Francesca; e voi sapete che detta stagione si apre generalmente l'8 o il 10 di marzo. Sarebbe necessario, quindi, che Giulietta a Torino andasse in scena non più tardi della metà febbrajo. Parlatene vi prego al Borioli e poiché ancora nulla è fissato definitivamente può darsi che egli trovi il modo di conciliare la mia scrittura al Regio con quella di Palermo.- Certamente la mia direzione a Torino potrebbe di fronte al pubblico, mettere i gatti e i cani di quell'ambiente in condizione di mordere un po’ meno.-

Scala: ho visto il cartellone quasi definito o pubblicato dal Corriere e non mi sono doluto affatto dell'esclusione delle mie opere un po’ perché <a> all'esclusione ci sono abituato e un altro po’ perché sopratutto amo le situazioni nette. Voi conoscete il mio fatalismo e la mia fede: questi elementi, che io ritengo virtù – permettetemi l'immodestia – mi porteranno sicuramente alla vittoria. Se più tardi dovrò constatare amaramente di essermi sbagliato, pazienza; oggi, però, essi rappresentano per me la forza di lottare e di fare. In ogni caso, quindi, non saranno stati inutili.- Anziché prendermela, dunque, come farebbe un Cencio qualunque, sono più che mai tranquillo e sereno e mi sento grato a Voi – gerenti della ditta – che anziché ostacolare la via da me scelta avete, da veri amici, sposata la mia causa.-

A proposito di Cencio non mi meraviglio delle sue mosse. Mi fa veramente pena e gli augurerei un po’ più di calma e un maggior senso critico nel giudicare le cose. Mi si scrive da Pesaro che egli incolpa i zandonaiani del magro esito finanziario delle recite di Grazia ma io potrei rispondergli che i zandonaiani non esistono e che l'anno scorso, per Giulietta, il teatro era venduto seralmente ai forestieri. Potrei anche aggiungere che gli assenti sono stati proprio i suoi amici cominciando dal suo ricco cognato sig. Cinelli che non si è vergognato di rinunziare per primo alla chiave del suo palco.- Ma, caro don Carluccio, sono tali miserie queste che non varrebbe la pena nemmeno di accennarle. Tuttavia, povero Cencio, sono dolente per lui mentre gli augurerei un po’ di fortuna.-

Nicolino ha messo radici a Pesaro, pare, perché ancora non si è mosso.-

Mia moglie si è rimessa benino e spero che l'autunno, che qui è già arrivato con un fresco non indifferente, la rimetta interamente in forze. E così sia per voi, caro don Carluccio: mandateli via i vostri noiosi dolori. Ma vedrete che se ne andranno poi senza essere scacciati! Così sia!-

La notizia di Serafin è un po’ sensazionale. Immagino i fulmini scagliati dal Giove tonante del S. Carlo! Chissà ora come combinerà la stagione... Non sarebbe male che Laganà ritornasse ai suoi primitivi progetti fra i quali – me lo disse egli stesso – figurava una ripresa di Francesca e una possibile Via della finestra.- Se dovesse capitare a Milano stategli alle costole, vi prego. (Prima che mi dimentichi vi raccomando Campione per Torino.)

Da un paio di giorni mi sono riaccostato all'atto 2o dei Cavalieri che ora architettonicamente vedo molto chiaro.-Può darsi che fra qualche giorno io sia ritornato in pieno lavoro. Ma vi darò sempre mie notizie.- Per oggi, vi invio affettuose cose da tutti i miei e specie da mia moglie mentre io vi abbraccio di cuore come il vostro

affmo Riccardo

Transcription by Diego Cescotti - Biblioteca Civica di Rovereto

Typology lettera
Sub-tipology letter
Writing manuscript
Language italian

Physical Attributes
No. Sheets 2
Size 180 X 135 mm

Letter name LLET015556