Pesaro 11 sett. 1925.

Caro don Carluccio - non so ancora se accetterò la direzione di Giulietta a Varese perché mi sento un po’ stanco e vorrei levarmi la nausea che mi ha preso in questi ultimi tempi al contatto continuo con gli impresarî.
In ogni modo, anche accettassi – e accetterei con sacrifizio il compito di portare in porto felicemente Giulietta anche a Varese – io dovrò fare una scappata nel Trentino per sistemare certi miei affari e non potrei trovarmi a Varese che il 16 a sera. Secondo le promesse di Ragazzini io dovrei – arrivando colà – trovare già l’opera letta e impostata in palcoscenico. Non fidandomi troppo di Paolo Antonio – che in altra occasione si è rivelato abbastanza carognetta – mi rivolgo a voi che mi avete promesso il vostro aiuto. Dovreste far tutto il possibile di controllare le prove dell’opera sia in orchestra che sul palcoscenico. È nell’intenzione degli impresarî di andare in scena sabato a otto, cioè il giorno 19. Ma per andare in scena a data fissa arrivando io il 16 sera sarà ben necessario che l’opera sia imbastita.- Quanto vi chiedo è di occuparvi seriamente di questa esecuzione che avvenendo alle porte di Milano mi sembra molto importante.-
Io sarò domani e dopodomani a Cesena e lunedi in giornata a Sacco. Potete telegrafarmi una parola di rassicurazione appena vi sarà possibile di darla e ve ne sarò grato.-
Avete ricevuto la mia lettera in proposito di Stoccolma e i manoscritti? Lo spero.-
Affettuose cose dal vostro
aff^mo Riccardo