Pesaro, 13 decem. 1926.

Caro don Renzo - so che Clausetti è assente da Milano e scrivo a Voi per un piacere che riflette l’interesse comune.- Da Trieste mi hanno mandato il cartellone del Verdi, con tutti i giornali che lo commentano assai favorevolmente. Ebbene tanto nel cartellone che nei giornali è stampato il mio nome come direttore di Conchita. Ma come va che ancora, con me, non si è fatta viva l’impresa del Verdi, Molco e Ragazzini? Ragazzinate?... Non sarei più disposto a tollerarle. Se non fosse in ballo la ripresa di un’opera come Conchita, in un teatro serio come il Verdi, mi vorrei divertire a creare delle noie a codesti due simpatici impresarî; l’opera mi preme più delle loro scorrettezze abituali, epperò io vi pregherei di telefonare a Ferone – che è socio dei due – semplicemente per accertarvi di chi dirigerà Conchita. Se dovesse fare il mio nome vi autorizzo a spifferargli ciò che io vi scrivo. Può darsi che il Ferone stesso sia vittima di qualche trucco. Grazie di cuore e abbiatevi il mio affettuoso saluto.
Vostro aff^mo Zandonai