Sanremo/28/9/[1]943

Carissimo Renzo,

in questi spaventosi momenti in cui lo spirito depresso non sa dove cercare conforto od una speranza si desidererebbe essere vicino prima di tutti alle creature nostre e poi anche ai più cari amici, potere scambiarsi i propri dolori, nascondere, l’uno nelle braccia dell’altro, quel senso di avvilimento che ci fa vedere così incerto e fosco l’avvenire. Ci hanno gettato in un baratro dal quale non sappiamo quando e come risaliremo ed ogni giorno ci porta nuovi dolorosi avvenimenti! E pensare che molti di questi, se non tutti, poiché alcuni, stupefacenti, erano addirittura imprevedibili, si potevano considerare come inevitabili e certi!

Ma che possiamo farci, caro Renzo, da un lato abbiamo peccato di orgoglio per grandezze forse irraggiungibili e dall’altro di un criminale dilettantismo!

Forse il giorno in cui ci sarà dato di poter ricominciare a ricostruire troveremo la via o la troveranno i nostri figli, per ora non c’è che guardarsi la salute per avere la gioia di poterli riabbracciare!

Noi siamo in questa situazione: nessuna notizia di Gino che era in Francia cogli autieri e che speriamo sempre allo stesso posto, anche se disarmato. Sto cercando di indagare e spero di riuscire ma ci vorà [sic] tempo e pazienza; puoi immaginare perciò la nostra ansietà? Lia se n’è tornata a Roma, ancora puerpera, con un viaggio lungo e stancante; la sappiamo arrivata, ma non ha ancora scritto. Poteva ben rimanere con noi, ma tu sai che col carattere autocratico di suo marito non c’è niente da fare e poi anche lei è stata d’accordo.

Dei miei cognati: Ugo è a Bari perciò niente da fare e la sua povera moglie è in confusione perché ha tre bambini e perora non può ricevere niente. Di Alfredo sappiamo che sta bene, ma ritengo che debba trovarsi in viaggio. Aggiungi a queste preoccupazioni così gravi l’assoluta ignoranza di quel che è avvenuto ai nostri di Palermo ed il quadro sarà completo.

Possiamo solo mettere all’attivo il fatto di avere ancora la casa in piedi, ma dopo il nuovo bombardamento di Firenze cosa ci possiamo aspettare?

Caro Renzo un’altra ragione di grave dolore, ma per la quale non mi ha ancora abbandonato la speranza, è quella del mancato arrivo della mia sinfonia. Tu mi scrivesti tempo fa che essa era sfuggita al disastro del vostro deposito essendo stata spedita qualche giorno prima. Infatti ho ricevuto le fatture della Casa Ricordi, ma della spedizione postale non è mai arrivato nemmeno l’avviso. Io spero che, siccome intanto i pacchi erano stati sospesi la sinfonia sia rimasta in qualche ufficio ferroviario di transito e forse un giorno potrà ritrovarsi. Io non possiedo neanche l’autografo ed ho solo (e forse non di tutta la composizione) gli abbozzi a lapis. Ma chi si sentirebbe di ristrumentarla ancora?

Ti prego informarti se i vostri uffici possiedono la ricevuta dell’invio fattomi o se per caso si sia salvato l’autografo o una bozza di stampa.

Noi per ora non ci muoviamo, qui c’è ordine e tranquillità; speriamo che non ci siano gesti inconsiderati che guastino; d’altra parte abbiamo tutte le nostre robe invernali a Marchirolo e Bratto; in quest’ultimo luogo si potrebbe anche attendere gli avvenimenti, ma qui ci sentiamo vicini a Gino. La prossima settimana decideranno il da fare. Ora andremo ad abitare il piccolo appartamento che Anna ha fatto mettere in ordine e che è diventato comodo e confortevole. Anna è veramente stupenda di coraggio, devo perciò trovare anche io la forza perchè [sic] essa resista fino in fondo; se fossi solo a quest’ora sarei andato a chiedere ospitalità in qualche chiostro!

Dacci notizie di tutti voi, penso anche a Guido che laggiù sarebbe sicuro e tranquillo, ma chi sa quanto soffre per voi e per la nostra patria martoriata! Ti abbraccio affettuosamente coi tuoi cari

aff Gino

Transcription by Paola Meschini
Typology lettera
Sub-tipology letter
Writing typescript
Language italian

Physical Attributes
No. Sheets 1
Size 275 X 220 mm

Letter name LLET018012