Date: /1906



Place: Parigi, Francia

ID: LLET000225




Carissmo Signor Giulio,

Sono arrivato a tempo. Ho trovato Puccini sconfortato, abbattuto, disperato. Due mesi di Parigi lo hanno spleenificato atrocemente. I conti dell' Hôtel e le note (semibiscrome) della cara - anzi carissima consorte - gli hanno ricordato Lucca, il Lucchese, il Lucchesismo. … Egli piange da entrambi gli occhi! A voce potrò spiegarmi meglio. Quello che Le posso dire è che il nostro Giacomo è talmente parigino....che ha gli apâches in casa come se fosse la “bauliene” di notte.

Aggiunga il colore fosco col quale  si presentava ai suoi occhi Butterfly all'Opéra Comique, la insufficenza di Me Carré, la miseria dell'insieme, l'alemannismo dell'Ullmann direttore d'orchestra, il carattere imperialista di Carré - ed a Lei riuscirà facile immaginarsi Puccini di facciata e di profilo. Alla Odissea espostami da lui - contrariamente al mio carattere - ho opposto questa volta una pacatezza e una calma affatto insolite. Ho cominciato ad enumerare le angoscie di Puccini; le maggiori riguardavano Me Carré come interprete. Mr Carré e Me Carré hanno veduta l'interpretazione di Londra; ne sono venuti via criticando tutto, ridendo di tutto eccettuata l'opera, criticando appassionatamente messa in scena e interpretazione. Era evidente che Carré vi aveva già visto il conto suo come direttore dell'Opéra Comique e come marito!

Dunque in caso di fiasco chi avrebbe avuta la peggio sarebbe stato Carré, biffé come direttore e come marito, colpito nel suo orgoglio di persona intellettuale e nella moglie, colpito quasi più acutamente in quest'ultima che come direttore-mise-en-scène perché sua moglie - invadentissima e un po' Marie-Antoinette, taquinatrice a tutta oltranza, ha seminato intorno a sé odio per raccogliere certo tempesta. Dunque - ripeto - il grosso giuoco lo arrischia Carré.

Questo ragionamento appariva giusto a Puccini e lo tranquillizzò. Poi andai con lui e assistetti alla intera Butterfly........e dallo scoraggiamento della mattina vidi a poco a poco, atto per atto, rinascere non solo la speranza e la fiducia, ma animarsi Puccini nella sicurezza di un grande successo. Questa sicurezza è anche la mia, e oso manifestarla a Lei per quanto memore ancora degli orribili disinganni della Scala.

La messa in scena è bella, è logica. Laddove certi effetti italiani non si raggiungono se ne ottengono altri di dettaglio, di piccola indefinibilità che sono di buon gusto e di buona arte. MCarré è il punto nero per quelle tali note di effetto che Ella e io abbiamo in quel sito, note che costano così care agli impresari e alle Direzioni dei teatri e così acute da passare l'anima come la passano i gemiti delle sirene che chiamano gli operai al lavoro o annunciano l'arrivo dei transoceanici nei porti, e sono fischi di locomotive, miagolii, bramiti....tutto quello che si vuole anche cigolii di ruote senza olio Blitz. MCarré lotta contro evidenti difficoltà di tecnica e di voce ma laddove deve dare la commozione la commozione essa riesce a darla, ad imporla e, o vengano da Lei e da quel benedetto intuito artistico o siano suggeriti da Carré, vi sono in Me Carré dei momenti di interpretazione eccezionale.

La messa in scena di Carré in gran parte molto diversa dalla nostra è una messa in scena logica, pratica e poetica. Nagasaki nel 1° atto - dal vero - è paradisiaca. La finale tragica offre campo a discussioni e io stesso - arciprudente e muto completamente in queste circostanze - osai fare la mia piccola osservazione al terribile Carré che la ammise. Ma questa finale tragica, se resa più evidente e più logica, è di una grande novità e basterebbe essa sola a dover testimoniare a Carré la stima ed il rispetto d'arte ai quali egli ha il diritto.

Puccini entrato con me un po' curvo nelle spalle e il cappello sugli occhi e abbottonato fino alla punta del naso ne uscì raggiante, cappello indietro, torace da balia ciociàra e sbottonato dalla camicia alla patta! Eroe...in tempo di vittoria! Allora si pentì di averLe scritto una lettera e mi disse = Telegrafiamo al Sigr Giulio. Sono pentito della mia lettera di jeri. Ero così sconfortato!” = Ma la prova finiva appunto jeri verso le 6 ½  - vi era intorno un nebbione fitto fitto e Passy dove avevo mia moglie era così lontano che dovetti privarmi del piacere di unirmi a Puccini in quel telegramma che certo doveva darLe e Le [ha] dato sicuramente un gran piacere.

Ho consegnato Wilde-Nevers e il terribile suo petit-bleu!..Puccini ha discusso per un minuto ma Butterfly era troppo in chiave perché fossero possibili altri ragionamenti su idee di altro ordine.

Della Femme et le pantin niente; né dell'una, né dell'altro. Oggi faccio colazione con Puccini e con Alfano il quale se ne va a Berlino. Quando lo manda a Buda-Pest?..

ll pettegolezzo Messager si riduce a questo = confidenzialmente - a voce - Messager avrebbe detto a Tito: L'Inghilterra a Butterfly, resti la Francia a me! = Méssager alludeva alla sua Crysanthème. Pare che Tito abbia rassicurato Messager. Onde irae!. Ora io capisco come Carré, in cerca di un rôle tragique pour Me, e non troppo al di sopra delle di Lei forze, vedendoselo innanzi evidente e corrispondente in tutto ai suoi desideri in Butterfly abbia, senza che alcuno vi abbia colpa, fatto crollare l'edificio effimero della famosa confidenza Tito e Mèssager. Molto rumore per nulla!

Suo affmo Illica

Transcription by Archivio Ricordi
Typology lettera
Sub-tipology letter
Writing manuscript
Language italian

Physical Attributes
No. Sheets 2
Size 200 X 130 mm

Letter name LLET000225