Date: 8/1/1868



Place: Venezia

ID: LLET006562




Gentil[i]ssimo Sig Ricordi

Gratissima mi è giunta la sua cortese lettera.

L’ultima prova di ieri sera della Dinorah è andata sufficientemente bene, non quanto veggo e sento che dovrebbe andare, ma più non posso ricavare dai mezzi che ho, orchestrali e vocali. Credo che il Signor Gallo possa meglio di me informarla dell’immenso mio amore per quest’opera, e di ciò che ho fatto ed ordinato nella scarsissima prova che il breve tempo mi ha concesso; si pensi bene che ho dovuto lottare con qualche cantante abituato a cantare in suo modo qualche pezzo, era orchestra poco accostumata alle delicate sfumature del quartetto, come a far camminare il meglio che si poteva certi vecchi e stonati professori. Sia detto questo in segretezza. Però la sinfonia da altre più valenti orchestre si potrà suonare come la suona la mia della Fenice, non meglio; e per amor di giustizia debbo confessare che sono stato molto ajutato dal 1° Violino, Cesare Trombini, il quale da me invitato spessissimo veniva da me col suo istrumento, per istabilire e i coloriti ed i tempi, le arcate, tutto insomma ciò che era necessario per la migliore esecuzione di questa musica. Dopo, il Trombini, invitava a mio nome e i violini partitamente, per tutto il quartetto allo studio. Tanto che i professori dicevano = Andiamo a Scuola dell’abbici = Naturalmente io mi aveva guadagnato non il troppo amore di questi professori, ma adesso però non possono più darmi più segni d’affetto e rispetto. Come domandavo alle prove un colorito, e questo si eseguiva con effetto, mi si applaudiva. Anche con qualcuno della presidenza e con l’impresario Monari vi è ancora del cattivo umore perché volli ieri prova d'azione e di accessori, come ieri sera prova completa di ogni cosa, e dopo avrei deciso se, dimani (giovedì) si poteva andare in iscena. Mi hanno contentato sino ad un certo punto, ed ho assentito all’andata in iscena pel citato giorno. Quello della presidenza è venuto a complimentarsi, l’impresario Monari seguita a tenermi il broncio perché dice avergli fatto perdere due recite!.. non ci salutiamo! Ma io ho fatto il mio dovere e m’importa ben poco dell’ira sua, io servo l’arte, e per questo disprezzo ogni camorra o interesse materiale d’altre persone. Mi si è invitato per l’anno venturo alla istessa direzione. Non ho risposto ancora ma quando lo farò, metterò per prima condizione del mio contratto la scritturazione d’altri fagotti d’altri oboe, d’altri 3 corni, d’altri violoncelli, e almeno 6 altri violini, congedando pure Flauto ed ottavino che sono orribili. Scrivo anche questo in confidenza.

Mi si dice che è i Vespri qui han fatto fiasco!! che orrore!!! Senza essere tacciato di superbia, le annunzio, purché mi si scritturi un buon basso profondo, e per numero di coristi, che detta opera farà furore: certo altra volta fu male interpretata questa degnissima musica del Verdi. Finisco la mia lunga tiritela, di cui gliene domando scusa, col dire che non posso sapere il successo della Dinorah, ma sino a ieri sera è sembrato che dovesse andare benissimo. Chi può prevedere i destini del teatro.

Ò l’onore dirmi

Suo Aff.mo

Niccola de Giosa

Venezia 8 Gennaio

1868

P.S. Il giorno ch’io son partito da Napoli il coreografo Borri ricevette da Genova un telegramma col quale gli s’ingiungeva di scritturar me a qualunque condizione, per la direzione del teatro, e dell’istituto musicale al posto di Mariani. Se lei ne sa qualche cosa la prego informarmene.

Grazie ed accetti i complimenti

del Suo N. de Giosa

Transcription by Marianna Capozza
Typology lettera
Sub-tipology letter
Writing manuscript
Language italian

Physical Attributes
No. Sheets 1
Size 213 X 135 mm

Letter name LLET006562