Date: 26/4/1856



Place: Genova

ID: LLET010363




Genova 26 Aprile 1856 mezzo notte

 

Carissimo Signor Cerri

 

Stante le occupazioni della giornata, perduta interamente nella mia musica del Ballo, non mi pervenne la vostra lettera di ieri che stasera.

Abbenché tardi e stanchissimo, lascio da parte il mio lavoro pressantissimo e vi rispondo, affinché domani alla sera abbiate mia lettera.

Spero che vi sarà pervenuta la mia di ieri diretta a Tito e che non sarete più così in pena sul conto mio. Ora mi è duopo [sic] darvi le spiegazioni sul modo enigmatico di trattare del Signor Sanguineti.

Ecco come sta la cosa. La Signora Goldberg aveva, come voi sapete, in patto di scrittura di dare sulle Scene del Carlo Felice La Guzman: Sanguinetti non voleva assolutamente dare quest’opera, anzi la sprezzava in tal modo che io per fino m’inquietavo nel parlargliene.

Appoggiata alla lettera del suo contratto, la Signora Goldberg insistette perché l’impresario adempisse con lei nei suoi obblighi, Sanguineti, sempre ostinato, sulla negativa. La faccenda minacciò di trasformarsi in seria lite, ed infatti fra l’uno e l’altra già sono in vicinissima rottura ad onta della prossima messa in iscena dei Vespri. La fermezza addimostrata dalla Signora Goldber, il nessuno interesse ispirato al pubblico dalla vecchia Maria di Rohan, il semi fiasco fatto dal secondo Ballo del Rota e finalmente la Lucia che comincia a stancare persa la fiducia di essere indennizzati dai puritani, indussere [sic] il Sanguineti a recarsi improvvisamente a Milano per prendere la Guzman.

Questa repentina decisione dell’impresario venne da lui circondata con tutto il mistero che sogliono adoperare chi ha fini talvolta bassi ed esosi. Fece spargere la voce che un’indisposizione lo teneva a letto, e solo pochissimi sapevano essere egli partito per Milano. Anche io domandai nuove della sua salute, e mi fu risposto che era a letto e non riceveva persone.

Giuntami la vostra lettera scherzando con un mio amico suo socio domandai di bel ancora notizie del povero infermo e sempre mi si rispose sull’usato tuono. Fu allora che io confidenzialmente espressi a quel socio essere io in cognizione della sua gita a Milano di dove credevo fosse tornato.

E siccome l’altro negava con poca urbanità, io mi trovai costretto a trarne la vostra lettera e leggere con tutta riserva queste parole = Sanguineti porta dimani con sé le parti cantanti ed i cori. Nel ripiegare la lettera si sarà accorto che la medesima è lunga, ma vi assicuro sull’onor mio che niuno meco di me ebbe qui l’onore di leggerne una sillaba.

Vistosi che l’arcano non era più segreto per me fui pregato a mani giunte di celare il tutto a chicchessia e così feci fino a che essi stessi mi tolsero il divieto ringraziandomi del modo con cui avevo tenuta la mia parola. Tutto questo mistero non era motivato da altro senonche da un intrigo del quale senza la sua fermezza la Signora Goldberg sarebbe rimasta [vinta]. Dapprima le si offersero tre mille franchi perché volesse rinunziare alla Guzman e dare invece della stessa un’altra opera qualunque.

Ciò mirava senza dubbio a seppellire per ora la Guzman non essendo questa stagione profiqua [sic] per l’impresa e resuscitarla invece in Carnevale. Ferma la Signora Goldberg si venne ad un’altra astuzia e le si propose di accondiscendere di dare i Vespri mediante il regalo della di Lei beneficiata all’impresa perché questa potesse più agevolmente sottostare alle enormi spese portate dall’opera stessa. Rifiutata anche questa singolare proposizione l’impresa non sapeva più a qual partito appigliarsi per cavar soldi e facendo di necessità virtù si arrese a discrezione.

Questi dettagli non sono una confidenza particolare, la Signora Goldberg li narrò pubblicamente la sera stessa del giorno in cui l’impresario veniva di farle quelle proposizioni. Fu una sera assai scandalosa perché a sfogo di bile l’impresario disse parole a quella donna che nessuno dovrebbe mai usare con signore. Ciò fu a proposito di un certo pezzo di musica che la Signora Goldber aveva promesso di cantare in una serata di beneficienza.

Era un pezzo per Piano Forte che in tal modo veniva costretta di eseguire non potendosi far arrivare da Milano le parti d’orchestra. Vedi appiglio originale! Pretendeva che il Carlo Felice fosse disonorato se una prima donna vi cantava accompagnata dal Piano. La deputazione del Teatro, che era pur quella che l’aveva pregata a prestarsi ascoltava e taceva e fu allora che io non potendo trattenere un moto discustoso [sic] dissi che tutte le regole di convenienza e di Cavalleria esigevano che si tenessero altri modi con una Signora e tutto ciò, notate bene avveniva al cospetto dell’intera compagnia di canto, dei cori nella sala delle prove di piano Forte. E fu allora che la Signora Goldberg raccontò quanto io vi ho già narrato.

Così continua la freddura fra il zar Sanguineti e la Prima Donna, io però sono in buona relazione sì coll’uno che coll’altra e spero di non avere mai dispiaceri con chicchesia perché bado i fatti miei e uso sempre prudenza.

Solo mi meraviglio come il Sanguineti vi abbia potuto scrivere dei rimproveri per l’avviso che mi deste dell’invio dello spartito, e stasera gli feci le mie lagnanze per ciò alle quali rispose dicendomi non avere poi scritto nulla che vi potesse fare dispiacere. Se conosceste meglio il Signor Sanguineti sapreste che tante volte non misura le parole che gli escono dalla bocca: convien compatirlo …

Del resto vi ripeto che io sono in buona armonia con Lui, che fu soltanto per le sue mire d’interesse che usò tanto mistero, e che dal canto vostro e mio nulla vi fu perché scomponesse i suoi calcoli avendo io usato per delicatezza e non per obbligo la maggiore prudenza e cautela. Siatene sicuro per sempre, o caro Signor Cerri, che nessuno ebbe mai a pentirsi di confidenze fattemi e che tanto meno per degli amici quale voi siete trasgredisco il mio principio di essere servo del segreto. Così sta la cosa dal primo suo principio sino alla fine; prevaletevi pure di questa mia lettera e se lo credete mandatela al Signor Sanguineti il quale non dirà certamente che ho mentito.

Continuatemi la vostra benevolenza ed amicizia, comandatemi che mi troverete per sempre devoto servitore e fedele amico sincero.

Salutatemi la famiglia Ricordi ed il Professore Mazzucato.

Il vostro Angelo Mariani

 

Sanguineti nulla trascura purché La Guzman sia posta in iscena come merita. Vi prego datemi due righe di riscontro per mia quiete ed un cenno sulle preghiere che vi facevo nella mia di ieri.

Transcription by Attilio Giovagnoli, Luigino Pizzaleo


Typology lettera
Sub-tipology letter
Writing manuscript
Language italian

Physical Attributes
No. Sheets 1
Size 252 X 194 mm

Letter name LLET010363