[GENOVA] 25 genn. 1924.

Carissimo don Carluccio - ricevo la vostra che si riferisce all'affare di Catania. Ve ne ho già scritto ieri: voi sapete che sono impegnato a Torino dal 25 febbr. al 20 marzo. Forse si potrebbe ridurre quel 20 al 15, perché, infatti, 24 giorni per 5 recite sono un po’ troppi. Se poi l'amico Ferone riuscisse a sciogliermi da Torino (il che potrebbe avvenire, forse, senza arrecare dispiacere alla impresa del Regio!) ammesso che i tempi sono un po’ cambiati per “Giulietta” e che io non posso più annettere all'esecuzione torinese quell'importanza che giustamente le annettevo nello scorso settembre; data la mia scrittura finanziariamente sacrificata e ammesso pure che il Ferone mi pagasse per quello che merito, o per lo meno (accidenti alla modestia!) sulla base di 2000 per recita, più i viaggi, io rinunzierei a Torino con tutto il cuore.- Se il Ferone è veramente deciso di non dare Giulietta senza di me, rinunziando a Torino si guadagnerebbe un teatro.- Tutto questo non so poi se sarà fattibile, ma tentare non nuoce, specie tentare con tatto e furberia!-
E a Piacenza quando andranno in scena con Giulietta?-
Io dirigerò domenica l'ultima recita della mia opera - So, però, che l'impresa non smonterà le scene...
Giovedi sera sarò a Roma dove le cose camminano a gonfie vele da quanto mi scrive il buon Nicolino.-
Lunedi mattina partirò per Pesaro.- Per qualunque cosa telegrafa[te]mi -
Un abbraccio dal vostro
affmo Riccardo